Un gesto altruistico può rivelarsi dannoso. Soprattutto quando le condizioni disagiate sono evidenti, come nell’isola di Zanzibar.
Chi ha visitato Unguja, il vero nome della più grande isola dell’arcipelago tanzano, ha visto i bambini girovagare sulle spiagge di Uroa, Kendwa e tutte le altre località più affollate in cerca di turisti ai quali porgere le mani in segno di beneficenza. Molti visitatori portano dolciumi, vestiario e giocattoli, nelle loro valigie, informati dalle agenzie viaggi, o dagli amici, oppure dagli articoli trovati in rete.
Mi sento di scoraggiare le donazioni di caramelle ed altri dolci “nostrani”. Intanto, penso sia innegabile che non giovino alla nostra salute, a maggior ragione della loro. A Zanzibar, non si trovano studi dentistici dietro l’angolo. A Stone Town, la capitale, che dista un’ora circa di “dalla dalla” dalle principali località turistiche, esistono ma non sono proprio alla portata della popolazione indigena ed i loro clienti sono i residenti della Città di Pietra, notoriamente appartenenti ad un ceto socio economico più elevato della media.
Il problema primario credo siano le mance, ovvero le elargizioni di soldi ai bambini stessi. Infatti, questo risulta essere un grande incentivo a lasciare prematuramente la scuola. Basti considerare che uno stipendio medio sull’isola è di circa 80 dollari al mese. Un bambino che riceve due dollari al giorno (molto probabile) acquisisce un potere economico che lo scoraggia alla frequenza dello studio. Inoltre, gli stessi genitori, spesso, capite le potenzialità della “vita da spiaggia” preferiscono l’abbandono dei banchi di scuola.
C’è da ricordare, poi, un fenomeno che definirei una piaga. L’altissima percentuale di tossicodipendenza giovanile, e per giovanile intendo anche teenager, correlata a mancanza di lavoro, soldi più facili e scuola. Ne parla anche Sky TG 24: qui.
Non voglio scoraggiare la beneficenza, assolutamente. Il mio consiglio è di portare in regalo vestiti, generalmente. Quando si tratta di libri, quaderni e penne, opto sempre per recarsi in una struttura scolastica (sono sempre ben felici di accogliere i visitatori, anche in orario di lezione) e lasciarli ai docenti, che sapranno cosa farne.
