NON SIAMO ALBERI! NON ABBIAMO RADICI, POSSIAMO VIAGGIARE LAVORANDO E STEFANIA CI RACCONTA COME

Stefania Conte viaggia lavorando

Un principio che tutti dovrebbero capire è che nessuno di noi è nato con delle radici. Ognuno è libero di spostarsi e condurre uno stile di vita più libero. A parte il legame con la propria terra, è il fattore culturale ad impedire alla maggior parte delle persone di cambiare stile di vita, a volte la paura. Quella che non ha avuto Stefania Conte che ha scelto, prima di vivere in un posto a lei più adatto e, successivamente, di viaggiare lavorando che è diverso dal lavorare viaggiando. Capiamo dalle sue parole il perché:

Ciao Stefania 🙂

D: COSA TI HA SPINTO A DIVENTARE UNA “VIAGGIATRICE NOMADE”?

R: Ho iniziato a viaggiare per lunghi periodi e senza una meta ben precisa perché amo essere guidata dall’istinto, lasciarmi trasportare nella direzione che più mi ispira, senza avere pianificato troppo. E questo è possibile anche perché viaggio per lo più in solitaria, posso permettermi quindi di cambiare idea quando voglio.

D: TI HO DEFINITO UNA “VIAGGIATRICE NOMADE”. COME TI DEFINISCI?

R: Mi definisco una donna curiosa di conoscere il mondo e le altre culture. Se cerassi solo la “bellezza” dei luoghi, oppure l’arte e la storia, resterei in Italia. Tra l’altro da dodici anni vivo in Sardegna e raramente ho visto un mare più limpido; ma il punto è cercare sempre qualcosa di nuovo ed inesplorato, almeno per me.

D: QUALI SONO STATE (SE CE NE SONO STATE) LE PAURE INIZIALI E COME LE HAI SUPERATE?

R: Ad essere sincera non ne ho avute. Purtroppo è da una vita che affronto delle difficoltà, molto ben più grandi di quelle che possono capitare in viaggio. Sono piuttosto scafata, il primo viaggio in solitaria l’ho fatto a Berlino quando avevo 18 anni, nel lontano 1984.

D: PERCHÈ, SECONDO TE, IN ITALIA IL TUO MODO DI VIAGGIARE È ANCORA POCO CONOSCIUTO?

R: In Italia la maggior parte della gente ha un lavoro che non permette di avere molti giorni di ferie, raramente si incontrano persone che prendono un’aspettativa o il famoso anno sabbatico. Capita magari di sentirlo fare agli studenti, post laurea, proprio prima di buttarsi nel mondo del lavoro. Io sono Free Lance quindi posso decidere di lavorare molto intensamente per alcuni periodi e poi staccare per qualche mese.

Inoltre sono pochissime le donne italiane che viaggiano da sole, invece di straniere se ne incontrano di tutte le età, non ci sono barriere.

D: HAI FATTO TANTISSIMI LAVORI DURANTE I TUOI VIAGGI. COME RIESCI A PROCURARTELI? E QUALE TI HA DATO PIÙ SODDISFAZIONE?

R: Proprio durante un viaggio in Nicaragua, su un autobus, chiacchierando con un ragazza, ho scoperto che si stava recando in una località marittima in cui avrebbe svolto un lavoro part-time come receptionist di un piccolo hotel in cambio di vitto ed alloggio. Così, una volta rientrata a casa ho setacciato Internet ed ho trovato tutte le informazioni che mi servivano, dopo qualche mese sono partita per la mia prima esperienza in Nuova Zelanda. Due mesi indimenticabili, passati tra fattorie, ostelli, case private… facendo dal giardinaggio, all’aiuto domestico, alla dog sitter.

In Australia ho passato tre mesi su un catamarano, girando tra isole sperdute e barriera corallina, il mio compito era aprire i social network per far conoscere le avventure dello Skipper e della sua barca, passavo le giornate a fare foto e video che appena possibile caricavo su YouTube, ora il suo canale ha più di 40mila iscritti, una bella soddisfazione averlo lanciato.

D: IL POSTO DEL MONDO CHE TI HA LASCIATO PIÙ EMOZIONI È STATO…

R: L’isola di Maui, un posto spettacolare, sia come natura che come cultura. Ed anche il mio lavoro in un chiosco di frutta mi è piaciuto tantissimo. Raramente torno nei posti che ho già visto, ma alle Hawaii vorrei tornare per visitare tutte le isole in cui sono solo passata velocemente.

D: IN QUESTO TUO PERCORSO DI VIAGGIATRICE C’È STATO QUALCOSA CHE TI HA DELUSA?

R: Il contrario. Si parte sempre con un po’ di diffidenza verso il prossimo, invece in più occasioni sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla disponibilità (gratuita) della gente. C’è più bontà di ciò che sembra.

D: TANTI VORREBBERO IMITARTI MA NON HANNO IL CORAGGIO OPPURE NON SANNO DA DOVE PARTIRE. SE DOVESSI DIVENTARE IL LORO TRAINER COSA CONSIGLIERESTI?

R: Se si parla di coraggio, a volte ne serve di più per affrontare la quotidianità piuttosto che l’ignoto. Io di solito a seguito di un momento difficile della vita parto e vado il più lontano possibile, è il mio modo per curare un dolore. Mentre ero in viaggio scrivevo un blog, con consigli e stati d’animo, poi quando sono rientrata a casa qualche mese fa, dato che in molti mi chiedevano informazioni su come fare questo tipo di esperienza, ho scritto un manuale con istruzioni dettagliate e racconti delle mie avventure.

D: HAI SCRITTO ANCHE UN LIBRO! FANTASTICO. FACCIAMO FINTA CHE TU NON SIA L’AUTRICE MA UNA LETTRICE: COSA TI HA COLPITO E A CHI CONSIGLIERESTI DI LEGGERLO?

R: Mi ha colpito lo spirito di adattamento e la flessibilità che sono necessari per fare questo tipo di esperienza. Ci vuole anche molta umiltà. E lo consiglio a quelle persone che rimandano certe cose alla prossima vita, la vita è una e basta guardarla da una diversa angolazione per cercare di farla assomigliare il più possibile ai nostri sogni. Che poi la mia citazione preferita di Walt Disney è:

“If you can dream it, you can do it.”

Puoi continuare a seguire Stefania su:

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e puoi acquistare il suo libro su Amazon, sia in formato classico che Kindle:


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